Agli, cipolle gigli e narcisi
I fiori qui rappresentati, alcuni dei quali sono sicuramente tra i piu' belli e vistosi della flora italiana, sono accomunati da una caratteristica non facilmente osservabile dal botanico dilettante (ma neanche dal professionista): i loro semi non sono divisi in due parti pressoche' uguali, ma sono invece tuttuno.
Sono sicuro che non tutti, ma molti di quelli che capiteranno da queste parti abbiano giocherellato almeno una volta con un seme di mela o di pera in bocca. Ad alcuni tra questo sara' capitato di togliere la "buccetta" che avvolge il seme, e di scoprire che esso si suddivide longitudinalmente in due parti uguali. Circa la meta' delle piante superiori condivide questa caratteristica: il suo seme e' diviso in due parti, che saranno le due prime foglioline a svilupparsi quando il seme sara' piantato ed attecchira'. Questa grande fetta del mondo vegetale va sotto il nome di "piante dicotiledoni".
Diverso e' un chicco di riso o di grano: Non si riesce a suddividerlo cosi' facilmente. Il riso, il grano, l'orzo, l'avena ma anche le orchidee e i crochi, le cipolle e i giacinti e i gladioli condividono questa caratteristica, e rappresentano "l'altra meta' del cielo" vegetale: le monocotiledoni, il cui seme e' indivisibile.
Le monocotiledoni hanno un fiore piu' semplice delle loro cugine dicot. Il fiore delle monocot non ha calice, ed e' composto da sei petali (piu' propriamente detti tepali in questo caso). Spesso i fiori sono grandi e vistosi, e tra questi i gigli, gli iris, i gladioli, i giacinti, i tulipani sono spesso coltivati industrialmente proprio per la loro grande bellezza.
Ma anche gli agli e le cipolle, visti da vicino, hanno infiorescenze attraenti. Guardate, tra tutti, i fiori dell'Allium narcissiflorum, una splendida creatura che ho scoperto crescere abbondante sulle pendici della Rocca Moross e dell'Uia di Mondrone, a pochi passi da casa mia. e naturalmente i crochi, che punteggiano i prati alpini spuntando tra la neve che non ha ancora finito di sciogliersi. Come i bucaneve (Leucojum vernum) che anche nel nome popolare riflettono questa precocita' stagionale.
E qui devo contenere i miei sproloqui che mi porterebbero a parlare dell'unica volta che ho visto un tulipano selvatico, in montagna, o dei prati dello Zerbion tappezzati da Colchicum bulbocodium, una specie di croco piuttosto raro, o ancora dei ritrovamenti di Crocus versicolor in luoghi dove non avrebbe dovuto essere, o delle fioriture spettacolari di narcisi sulle pendici della Punta Quinseina, sopra Cuorgne'.
Chiudo qui, e lascio spazio alle immagini dopo le parole.