Tutti i pensierini.

Pensierino del mese di giugno 2012:

Delle regole, dei controlli e delle pene

Gli aeroporti sono luoghi in cui, per distrarmi o meglio per astrarmi dalla squallida realta' della folla che solipsisticamente parla al proprio telefonino, naviga col proprio telefonino, scrive e-mail sul proprio telefonino e, se non ha nient'altro da fare, accarezza teneramente il proprio telefonino che e' il piu' bello di tutti i telefonini del mondo, anche se e' uguale a tutti quelli che ha intorno, leggo, penso, oppure faccio le parole crociate della Settimana Enigmistica.

Stavolta stavo facendo gli incroci obbligati che, essendo piu' difficili del solito, mi costringevano ad una beata concentrazione indisturbata dal brusio dei cellufonanti, e quasi mi saltavo l'annuncio della partenza del mio volo per Roma. La coda dell'orecchio (se c'e' quella dell'occhio perche' non ci dovrebbe essere quella dell'orecchio?) mi avverte che i signori in partenza per Roma sono pregati di accostarsi al banco controlli, ed anche che per una piu' agevole sistemazione a bordo si imbarcheranno prima le file dalla 15 alla 30, i signori con posto assegnato dalla fila 1 alla 14 sono pregati di attendere.

Io sono un pregato di attendere, perche' ho sbirciato la carta d'imbarco ed ho intravisto un 5C. La cosa mi ha sempre fatto ridere: puntualmente la salita e' assolutamente caotica e casuale, e regolarmente quelli delle prime file, essendo abituati ad essere primi, salgono per primi anche se dovrebbero essere gli ultimi. La mia esperienza aeroportuale mi dice che anche in paradiso gli ultimi sarano ultimi e i primi saranno primi, e probabilmente chi ha scritto il vangelo ha fatto un po' di confusione.

Comunque, ligio ormai per abitudine piu' che per convinzione e adamantina fermezza morale, decido di seguire alla lettera le indicazioni ricevute, ed aspetto di essere esplicitamente chiamato insieme a tutti i passeggeri dalla fila 1 alla 14.

Il che, puntualmente, non avviene.

Rimasto solo, a debita distanza dal banco controlli, chiedo timidamente se posso salire. La signorina mi guarda con un sorriso di commiserazione e mi dice certo, cosa sta aspettando? Rispondo: la chiamata delle prime file, visto che sono in fila 5 e finora si sono imbarcati quelli delle file indietro. Credo si stia chiedendo se ci sono o ci faccio, ma no, naturalmente io ci faccio e lei lo sa bene, percio' cerca il modo di aggirare la polemica che sicuramente mi sto apprestando ad intavolare. Mentre mi strappa la carta d'imbarco guardando di sbieco la foto sulla mia carta d'identita', infatti, chiedo perche' non abbiano chiamato le file anteriori.

Risponde che e' inutile, tanto tutti salgono quando gli pare. Ribatto naturalmente che se loro controllassero e facessero fermare quelli che non sono stati chiamati l'imbarco seguirebbe la regola e sarebbe quindi piu' ordinato. Risponde velocemente e con tono leggermente infastidito (ma che vuole sto rompicoglioni, doveva capitare proprio a me?) che si creerebbe una confusione maggiore e l'imbarco sarebbe ancora piu' caotico. Ha ragione, lo sa lei e lo so io. E so anche che se le chiedessi perche' fanno l'annuncio in quel modo mi risponderebbe che quello e' il regolamento e (questo non lo direbbe ma e' implicito) pur essendo un regolamento stupido lo deve seguire senno' qualcuno potrebbe punirla. Quindi non glielo chiedo.

Ormai il biglietto e' strappato e io a passo svelto mi dirigo sulla rampa d'imbarco per prendere il mio posto 5C, ammesso che qualcuno non se lo sia gia' preso perche' gli piaceva piu' quello di quello che gli avevano assegnato. Mi tengo le mie considerazioni per una meditazione solitaria durante il volo.

A bordo, provo a scacciare il fastidio che la situazione mi provoca (lo stesso di quando vedo una macchina parcheggiata sul marciapiede o in seconda fila) e ad esaminare il problema da un punto di vista razionale. A chi ed a che cosa serve l'annuncio "Beati gli ultimi perche' saliranno per primi sull'aereo?"
Nel caso peggiore, se la totalita' se ne fotte della regola, la regola non produce alcun problema, perche' l'imbarco si svolge esattamente come se essa non fosse stata esplicitata. Quindi, l'annuncio della regola non puo' produrre peggioramenti. Di piu': se una percentuale non nulla dei passeggeri (ed io sono un esempio della esistenza di tale percentuale per quanto piccola) si attiene alla regola, allora l'imbarco ne subira' giovamento. Il giovamento naturalmente sarà proporzionale alla percentuale dei passeggeri che segue la regola, divenendo massimo nel caso puramente ipotetico in cui tutti vi si adeguino.

Quindi, da un punto di vista razionale, anche se nessuno fa controlli per far rispettare la regola (che, sono assolutamente d'accordo, questi si' provocherebbero il caos se non altro negli aeroporti italiani) l'enunciazione della regola parrebbe essere un buon trucco per migliorare leggermente la procedura d'imbarco.

Caspita, allora ho davvero torto ad arrabbiarmi, l'unico problema e' che mi arrabbio e che sono talmente scemo da non adeguarmi alla prassi implicita: "qualunque sia la vostra fila salite a bordo prima che potete cosi' vi conquistate un posto per la valigia in cappelliera". Ma a me viene proprio difficile, ed e' solo colpa mia.

Allora esaminiamo razionalmente anche questo lato della cosa, perche' mi viene difficile? Perche' sono un angioletto puro ed immacolato? No, la realta' e' che tutte le volte penso: "e se sono cosi' sfigato che stavolta mi controlla la fila, scopre che tento di fregare e mi ferma dicendo che non e' il mio turno? Sai che figura dimmerda!" e cosi' aspetto e gli altri mi fottono il posto in cappelliera. Bello stronzo (io, naturalmente).

OK tutta colpa mia, cerchero' la prossima volta di farmi forza e fingere di non aver sentito l'annuncio.

La decisione finale pero' non conclude le elucubrazioni sul caso. C'e' da capire quanto questa cosa giovi non all'imbarco sull'aereo, ma al bene comune. Quanto e' opportuno predicare un principio, enunciare una regola e poi non avere i mezzi per farla rispettare? Qui ho un'opinione quasi inamovibile: in questo caso meglio non fare regole. Vi siete mai domandati quanti abbiano ricevuto una multa perche' guidavano nella corsia centrale di un'autostrada a tre corsie, pur se la corsia a destra era completamente libera? Io ho un'ipotesi: nessuno. La regola dice: bisogna viaggiare sulla corsia libera piu' a destra. Nessuno lo fa. E' una regola difficilissima da far rispettare. Come fai a dimostrare che uno camminava sulla corsia centrale con la destra libera? Quasi impossibile. Viaggiare sulla corsia centrale e' piu' comodo, e perche' mai dovrei viaggiare a destra? La conseguenza e' che in Italia e' inutile fare autostrade a tre corsie, perche' nessuno usa la corsia a destra.

Se c'e' una regola e non viene fatta rispettare (che palle, in inglese sarebbe molto piu' semplice, userei il verbo "to enforce" e farei prima) non solo la regola e' inutile, ma produce un terribile danno sociale: abitua la gente a non rispettare le regole, perche' fare i furbi e' meglio. Le tasse naturalmente sono il primo esempio: chi e' obbligato a pagarle non puo' farci niente e le paga, ma invidia tutti quelli che possono fottersene perche' non hanno controlli e quindi pagano (o non pagano) quello che vogliono.

Non vorrei essere preso per un giustizialista: credo veramente che la colpa stia solo parzialmente in chi approfitta delle situazioni e "fa il furbo": credo invece che chi ha autorità di qualche tipo, prima di scrivere ed annunciare una nuova regola dovrebbe chiedersi: "Ho la possibilita' ed il modo di farla rispettare?" e, se la risposta e' "no" farebbe bene a non sprecare energie nell'emettere la regola, pena il deterioramento sociale dovuto al rafforzamento della sensazione di impunita'.

FG

P.S. Ho parlato solo di regole e controlli, non di pene come annunciato nel titolo, ma credo che l'estensione sia banale... :-)

Commenti ricevuti:

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Il 11 Giugno 2012 alle 16:54:26 Dino Buzzati Ha commentato:
Sono d'accordo con te. Imponendo delle giuste regole bisognerebbe essere in grado di farle rispettare. Altrimenti si perde autorevolezza, soprattutto in un paese bello ma pieno di furbi come il nostro.