Tutti i pensierini.

Pensierino del mese di marzo 2015:

Una inutile bellezza

Lui è un piccolo (due cm circa) anellide polichete, parente stretto dei lombrichi ma molto più carino. Vive nelle acque dei mari tropicali, nelle barriere coralline. Si chiama verme albero di Natale (in inglese Christmas tree worm), ma il suo vero nome, quello riconosciuto dagli scienziati, è "Spirobranchus giganteus". Il nome risulta un po' strano: mentre infatti l'epiteto generico (Spirobranspirobranchuschus) significa "Con le branchie a spirale", e quindi ci può pure stare, quello specifico (giganteus), sembra un po' iperbolico visto che l'animaletto misura intorno a due-tre centimetri.

Perchè ne parlo? Perchè (almeno secondo me) e' bellissimo. La forma è già notevole, le due branchie sono spirali appaiate che si svolgono tridimensionalmente in forma perfettamente conica, ricordando un abete (di qui il nome volgare). Tra le due spirali c'è un piccolo "coperchio" rotondo. Il vermetto vive rintanato in un tubicino che scava nel corpo di un corallo (di solito sfrutta coralli del genere Porites, ma puo' abitare anche altre formazioni coralline). Dal tubicino, la casa del vermetto, di questo spuntano solo le branchie, coloratissime, che filtrano l'acqua ricavandone ossigeno per la respirazione e raccogliendo microrganismi planctonici per la nutrizione.

I due "pennacchi" sono naturalmente molto delicati e, vista la loro funzione vitale per l'animaletto, devono essere protetti. Per questo, quando ci si avvicina a meno di 20 cm il vermetto ritrae le branchie dentro il tubicino e lo chiude "tappandolo" con la porticina rotonda di cui parlavo piu' sopra. Per questo non è semplice fare un ritratto fotografico decente al nostro amico, poichè se la manovra di avvicinamento con la macchina fotografica viene "sentita" dal vermetto, questo scompare dentro la sua tana in un battibaleno, lasciando il povero fotografo scornato.

Ma la cosa più eclatante è il colore, anzi sono i colori che le branchie (unica parte visibile dell'animale) possono assumere. I colori non solo vanno dal bianco al marrone scuro passando per tutta la gamma dei gialli, arancioni, rossi, azzurri, blu, ma spesso sono mescolati nelle piu' varie screziature iridescenti. Chi ha voglia naturalmente puo' guardarsi la piccola galleria di ritratti di cui vado abbastanza fiero vista la citata difficolta' a fotografarli decentemente, che ho realizzato durante la recente vacanza nell'isola di Mindoro, nelle Filippine.

Da dilettante appassionato delle questioni relative all'evoluzione degli esseri viventi, sono portato a considerare i caratteri che hanno favorito la sopravvivenza delle specie, ed in questo caso la macchinetta è proprio ben fatta, non per niente arriva da noi praticamente immutata dal Triassico, circa 250 milioni di anni fa. Attaccare questi vermetti è arduo: come se non bastasse il tubicino calcareo che protegge anche molte altre specie simili, questi addirittura lo scavano dentro una roccia (tale puo' considerarsi la formazione corallina), ed hanno sviluppato questa istantanea reazione di rintanamento in caso di pericolo.

La forma delle branchie (in realtà non sono propriamente branchie, ma su questo sorvoliamo) più che ad un requisito evolutivo risponde a leggi di natura ampiamente riscontrabili in altre forme di vita primitive, ad esempio nelle piante (non e' un caso la simiglianza nella forma con gli abeti), ma anche e soprattutto nei gasteropodi spiralati stile chiocciola. Ma la varietà e la vistosità dei colori è secondo giallame unica ed inspiegabile. Quando dico unica non credo di esagerare: sfido chiunque a citarmi una specie (in senso tassonomico linneano) di essere vivente che presenti questa incredibile variabilità in individui diversi.

Intendiamoci, una certa variabilità morfologica e cromatica degli individui è cosa normale, e questa, insieme alla possibilita' di incroci tra individui diversi, è alla base dell'evoluzione delle specie, consentendo il mescolamento dei caratteri e la selezione dei migliori. Ma questa variabilità e' di regola relativamente molto limitata.

Anche l'esibizione di colori vistosi è caratteristica diffusa sia nel mondo vegetale che animale, e risponde a requisiti di visibilità e riconoscibilità, ma proprio per questo in generale i colori di una specie sono caratteristici di quella specie, e non variabili, se non impercettibilmente. E non venitemi a parlare della variabilità delle rose o dei garofani o dei cani e dei gatti, questi sono stati "costruiti" cosi' dallo sfizio degli uomini e non dalla natura: le rose selvatiche di una stessa specie sono rigorosamente simili nei colori e nella loro disposizione, e lo stesso succede per il mantello delle tigri, dei lupi etc.

Nel mondo animale spesso l'esibizione di colori vistosi è finalizzato ad attrarre sessualmente i potenziali partner (penso al gozzo delle fregate, alla coda dei pavoni o al culo delle amadriadi), ma nel caso del povero vermetto anche questa ragione cade miseramente vista la sua impossibilita' a muoversi dal suo buco, e la conseguente tecnica riproduttiva molto simile a quella delle piante anemofile (che proprio perche' alla dispersione del polline ci pensa il vento non esibiscono mai fiori dai colori vivaci: non serve!). I vermetti infatti, sia maschi che femmine, disseminano nel mare le proprie cellule riproduttive affidando alle correnti ed al caso l'accoppiamento di ovuli e spermatozoi. I tapini non possono sicuramente scegrossaliersi un partner a loro ghiribizzo (dura la vita dell'anellide polichete...)

L'alberello di natale vivente in realta' non è l'unico essere a manifestare una variabilità cromatica più spiccata del solito: mi viene in mente l'orchidea sambucina, una specie comune nei nostri prati montani, che ha due forme nettamente distinte: una gialla ed una rossa, pur essendo la stessa specie. Ma comunque sono un paio di colori, non una passeggiata nell'arcobaleno come nel caso considerato.

Insomma, accettando naturalmente correzioni nel caso qualcuno conosca fenomeni simili che popolano qualche altro ramo del grande albero della vita, per il momento sono convinto della unicità di questa caratteristica così evidente, e della assoluta casualità, inutilità e gratuità di questo piccolo regalo che la natura ci ha fatto.

I credenti potranno ringraziare Dio, e non li biasimo, loro se non altro hanno trovato un motivo per spiegare una cosa che probabilmente anche Darwin avrebbe difficoltà a giustificare. Un Dio un po' micragnoso, per la verità, visto che avrebbe confinato questa meraviglia solo in un esserino cosi' negletto, primitivo, nascosto e difficilmente accessibile agli occhi degli umani per i quali Lui avrebbe costruito tutte le bellezze della Natura, neanche ce lo meritassimo!

FG

Commenti ricevuti:

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Il 06 Marzo 2015 alle 20:02:14 FG Ha commentato:
Chi sei Mariozzo? Meritare cosa?
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Il 06 Marzo 2015 alle 18:39:27 Mariozzo Ha commentato:
BAZINGA!!😆
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Il 06 Marzo 2015 alle 18:32:07 mariozzo Ha commentato:
Sei sicuro di meritarlo? 😊😊

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Il 04 Marzo 2015 alle 13:28:29 Maria Teresa Ha commentato:
Io aspetto anche le altre foto delle Filippine.Dove le trovo?Di questi alberelli che dire se non che sono stupendamente affascinanti? E tu sei speciale perché riesci a trovare cose inimmaginabili. Una teoria sul colore stupendo di queste branchie non potrebbe essere che cambiano colore come fa il polpo (mi pare)a seconda dello "stato d'animo ".Da brava profana mi piace spiegare in modo animistico un fenomeno così anomalo.Grazie per avermi fatto conoscere questi splendidi Vermetti. Sei sempre unico ed eccezionale
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Il 28 Febbraio 2015 alle 22:17:55 Valerio Viani Ha commentato:
Eccezionale, come al solito! Bellissime foto.