Pensierino del mese di luglio 2015:
Furbi e imbecilli
Credo che il tema della prevalenza del cretino (titolo di geniale sintesi dei grandi F&L) sia di particolare attualita'. Lo preciso subito, a scanso di equivoci: sono consapevolmente colpevole di estrema supponenza e snobismo, e non cerco attenuanti. Infatti mi ritengo leggermente meno imbecille della media, cosi' come si ritiene Umberto Eco che quando ha tuonato contro gli imbecilli ed il loro blaterare sul Web si e' visto sommergere dalla valanga di insulti degli imbecilli che, correttamente, si erano sentiti accusati ed offesi.
Nella riflessione sul dilagare della stupidita' (o imbecillita', o cretinismo, fate voi) pensavo in questi giorni a quanto della stessa sia di origine autoctona e quanto invece ci venga da culture che, pur essendo alloctone, cosi' come le pesti botaniche ed animali, hanno facile terreno di sviluppo nel nostro paese e si diffondono a macchia d'olio con conseguenze nefaste. In particolare credo che il cretinismo non sia caratteristica peculiare del popolo italiano, che forse invece si caratterizza piu' per il furbismo (che e' malattia altrettanto devastante).
Il cretinismo viene chiaramente dall'America, anzi, dagli Stati Uniti. E' un vento che soffia inesorabile, e che per la sua facile comprensibilita' travolge e conforma le menti meno allenate alla riflessione ed al ragionamento, suscitando facili entusiasmi ed assicurando cosi' un tranquillo proselitismo. Chi non ha visto "Idiocracy", capolavoro della filmografia demenziale colta (ossimoro in questo caso necessario), dovrebbe rimediare alla lacuna appena possibile.
Che cosa hanno in comune un caffe' bollente, le noccioline, l'uso di macchinari alimentari per diverse catene di produzione ed il sangue dei donatori? Il cretinismo, la condiscendenza alle mode, ed anche un po' di furbettismo all'italiana (che non guasta). Vediamo perche'. E' nota a tutti la vicenda (che non ho potuto controllare nei dettagli, ma che affonda sicuramente le radici in una storia vera, vedi per esempio qui) di quel cretino (o cretina) che dopo aver comprato un caffe' da Mc Donald's se lo e' versato addosso ed ha fatto una causa vincente contro la catena della multinazionale Fast Food con conseguente risarcimento pecuniario non trascurabile.
Ora, se io mi fossi ustionato con un caffe' che viene venduto alla stessa temperatura in milioni di porzioni nel mondo, versandomelo addosso per sbadataggine, avrei fatto una cosa: sarei corso a casa ad impiastricciarmi di Foille e sarei stato ben attento a non dirlo a nessuno ad evitare accuse, appunto, di imbecillita'. Ma in America non funziona cosi': se l'imbecille ha un buon avvocato puo' vincere la causa, e da imbecille si trasforma immediatamente in furbo (ma per me i due termini hanno, come gia' ho detto, entrambi connotazione negativa). Ora, qui si pongono due questioni: una morale (ma se quella li' non avesse avuto i soldi per pagarsi un buon avvocato, se fosse stato un negro del ghetto (e non ditemi che i negri del ghetto non mangiano da Mc Donald's perche' non e' vero) avrebbe vinto la causa?). L'altra di buon senso: ma se tu sei cosi' stupido che compri un caffe' bollente e te lo versi addosso, ma con chiccazzo te le vuooi prendere se non con la tua stupidita'? Nel nostro ordinamento giuridico abbiamo un principio sancito dal codice che e' quello che una persona debba comportarsi normalmente con la diligenza del "Bonus paterfamilias" (che vuol dire agire con buonsenso), ma evidentemente questo nel codice statunitense non c'e'.
Da li' e' stato tutto un dilagare di stupidissime cause e "class actions" che in molti casi sono rispettabili e oneste, ma in molti altri non sono che una professione di stupidita' a posteriori. Saro' moralista, ma mi fanno un po' ridere e un po' incazzare quelli che investono in azioni di una societa', allettati dagli alti guadagni possibili, ben sapendo che investire in azioni e' un rischio, e poi se l'investimento va bene si mettono in tasca i soldi, e se va male si incazzano e fanno causa perche' la societa' e' fallita.
Naturalmente il sistema si adegua rapidamente a queste regole dettate dalle prassi americane (che poi si diffondono in tutto il mondo "civile"), e le aziende si rifugiano dietro ad avvertimenti che hanno l'unico scopo di proteggere le palle dei loro dirigenti, dall' "attenti che il fumo fa venire il cancro" stampato sui pacchetti delle sigarette (sai che novita'), all' "occhio che queste patatine fritte potrebbero contenere tracce di arachide" (perche' frutto di una frittura in olio di arachide, peraltro uno dei migliori per la frittura)
ad evitare cause di allergici alle arachidi. Fino ad arrivare a veri campioni del nonsense, dispensatori di risate agli esseri pensanti di buona volonta', come questa etichetta che recita (su una scatoletta di TONNO!) "attenzione, per gli allergici: contiene tonno".
Racconto incidentalmente una storiella di cui Maddalena si ricorda sicuramente molto bene. Sul volo di ritorno dalla Birmania, dove siamo stati a fare una splendida vacanza qualche anno fa, mentre la gentilissima hostess del volo Emirates mi offriva il caffe' dopo il frugale pasto consumato in classe economy, l'aereo ha avuto un leggero sobbalzo, la gentilissima ha perso la presa sull'esile tazza di plastica, ed il caffe' (alla stessa temperatura di quello di Mc Donald's dell'episodio iniziale, intorno ai 90 gradi), si e' versato sul ventre del sottoscritto, provocando una ustione importante nella zona inguinale e genitale (le palle, per dirla in francese).
Mi sono precipitato nell'angusto bagno del jet, tolto i pantaloni leggeri, versato acqua fresca abbondante, ed ho applicato un paio di fogli di gel antiustioni che la hostess, in una profusione di scuse (ho dovuto insieme a Maddalena trattenerla dal fare un istantaneo harakiri) mi aveva immediatamente procurato. La parte ustionata era rossa e gonfia, ed in un primo momento ero seriamente preoccupato, poi il gel, se pur a costo di una evidente ed antiestetica macchia bagnata sui pantaloni, sintomo apparente di incontinenza senile, ha cominciato a lenire il dolore e gli effetti visibili. Naturalmente sono stato invitato a visitare gratuitamente l'infermeria all'aeroporto di Dubai, ad avere un servizio di trasporto su sedia a rotelle etc etc.
La situazione non era disperata, e sono felicemente sopravvissuto (senno' non sarei qui a rompervi le palle per le mie palle ustionate). Ma certo se fossi stato quello del caffe' del Mc Donald's avrei fatto causa e mi sarei portato a casa qualche soldino. Ma sono contento cosi', anche se nel caso specifico non fosse stata colpa mia (non mi ero versato io il caffe' addosso) ma neanche colpa della povera hostess (che mi auguro stia bene e non abbia fatto harakiri a posteriori). La sua colpa era solo quella di aver perso il controllo del bicchiere per uno sbalzo di pressione improvviso.
Ho fatto bene? Probabilmente no. Sicuramente no, per come va il mondo: avrei potuto mettermi (forse) un po' di soldi in tasca. Ma questo mondo non mi piace e percio' sono contento cosi'. Pero' la gente a queste cose fa molta attenzione e visto che (fortunatamente) non ha di meglio da fare, si arrovella in arzigogoli mentali di totale irrilevanza ed oziosita'. Comprendo solo in parte l'astuzia industriale delle avvertenze omnicomprensive (vedi tonno ed arachidi sopra menzionate), ma comprendo ancora meno i dubbi esistenziali di un gruppo di vegani che ho visto discutere sul Web sulla presenza, in etichetta, dell'avvertenza "Puo' contenere tracce di latte ed uova" su prodotti peraltro essenzialmente vegetariani.
Una ridda di ipotesi in cui la prevalenza del cretino di cui all'incipit la fa da padrone. Sul Forum: Ma allora se sono vegano posso mangiare questa robba che cia' scritto queste avvertenze? (risposta di uno un po' piu' sensato) Si', sta' tranquillo, e' solo che per fare sta robba hanno utilizzato macchinari in cui passano anche altre lavorazioni non vegane, e' solo una paraculaggine per eventuali allergie, scialla". "Mappero' se ci sono tracce non e' che poi anch'io mi rendo complice di violenza contro gli animali"? (leggi: Mappero' non e' che faccio peccato?) risposta: "No, vai tranqui. Certo che se trovi un prodotto dove non c'e' l'avvertenza magari e' meglio... O magari no, perche' magari quelli usano gli stessi macchinari come gli altri ma non lo scrivono..." Insomma, un bel pobblema per chi questi pobblemi se li pone come essenziali nella vita (e non credo che siano i proletari cui si riferiva Marx nel "Capitale", che peraltro pobabbilmente non esistono piu', perche' il mondo grazziaddio cambia).
Resta un solo punto da smarcare, ed uno di quelli che mi premono di piu', non essendo io vegano, ma storico donatore Avis. Dopo decenni di donazioni ematiche quasi regolari, interrotte da brevissimi periodi di astinenza dovute a precauzioni mediche (trasfusioni ricevute) o ad incontinenza alcooliche (transaminasi sballate), da qualche anno non posso piu' donare per una ragione molto vicina a quella del concepimento e dell'apposizione dell'etichetta di tonno. Chi fa le leggi infatti, cosi' come chi fa il tonno, ha un principio guida, che non e' il buonsenso ne' il bene comune, ma la protezione delle proprie chiappe. Se vietando una cosa mi riparo da problemi e non ho ocnseguenze (personali) negative, perche' non dovrei farlo? Ecco perche' chi vuol donare sangue, in pratica, non deve essere stato all'estero negli ultimi 9 mesi (Nove MESI! La quarantena voleva dire quaranta GIORNI, non mesi!)
Ora, e' chiaro che se vai in Francia (grazziaddio) puoi donare, ma basta che ti piaccia viaggiare e visitare paesi un po' piu' off limits, e sei fregato. Questa precauzione non ha alcun fondamento scientifico ne' riscontro epidemiologico, e' solo un proteggimento di culo di quelli che fanno i regolamenti, perche' non si sa mai. Se andate a vederele tabelle ci sono poi delle chicche veramente notevoli, come il fatto che se vai in Egitto la regola e' una, mentre se vai a Sharm El Sheik (nota e frequentatissima localita' turistica sul Mar Rosso, in Egitto) la regola e' diversa. Insomma, una tipica legge del menga fatta per parare il culo di chi l'ha fatta, ed in barba agli interessi della collettivita'. Sara' poca cosa, naturalmente, ma io da tre anni non posso donare sangue perche' con Maddalena abbiamo ripreso a viaggiare e vedere il mondo, e siamo stai (fortunatissimi e felicissimi, e siamo grati per questo al destino) in posti meravigliosi, e continueremo ad andarci.
Mi rimane questo cruccio: perche' non posso, almeno per sdebitarmi un po' con la sorte, fare una buona azione che ho sempre fatto volentieri? Sono assolutamente certo che la mia donazione non sarebbe maggiormente a rischio di quella di molte persone che vedo (anzi, vedevo) nella sede FIDAS ogni tre mesi. Ma sono preso dal dilemma: Cheffaccio, trasgredisco una legge dello stato che credo ingiusta ed ingiustificata, dandomi due martellate contemporanee sui genitali (una perche' mi sento in colpa contro la legge, una perche' comunque donare sangue non e' una passeggiata, pur non essendo un atto di eroismo) oppure me ne frego e se la società cosi' vuole la società questo abbia?
Io per il momento sono per questa seconda soluzione, ma se qualcuno ha suggerimenti li accetto volentieri...
FG
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Il 02 Luglio 2015 alle 8:43:05 FG Ha commentato:
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Il 01 Luglio 2015 alle 20:51:14 Valerio Viani Ha commentato:
Chettepossodė? Ho donato il sangue per pių di un decennio, ogni tre mesi. Te lo analizzano ogni volta prima di metterlo in circolo. Quindi, vacci pure, tanto fra 4 anni non potrai pių... Ho smesso perchč avevo tracce di lue (sifilide). Per tre volte. A voglia dirgli che avrei voluto avere altri rapporti... Niente. Cosė ci sono andato dopo tre anni. Era passata. Ma era passata anche a me la voglia.