Tutti i pensierini.

Pensierino di Febbraio 2017:

Questione di igiene

Un argomento che mi intriga per non so bene quale ragione. Anzi, no, ce ne sono tante, di ragioni; vediamo se riesco a metterne in fila qualcuna:

L'argomento è quello dell'igiene personale, o almeno quello che (comportamenti, abitudini, manie, convinzioni) normalmente viene catalogato sotto questa etichetta.

Inizio con una barzelletta, e mi scuso con chi la conosce già (non è certo nuova di pacca): "Sapete come si riconosce nel bagno di un cantiere edile il muratore dal geometra? Il muratore è quello che si lava le mani PRIMA di fare la pipì " ... smile

Che grande verità ed insegnamento purtroppo misconosciuti: Ci sono esigenze reali di igiene e manie ed abitudini pressoché inutili. L'esempio è particolarmente calzante: A meno di casi particolarissimi ed improbabili, credo sia il pisello a dover temere la mano per possibili contaminazioni da germi più o meno patogeni, piuttosto che il viceversa. L'ambiente in cui vengono custodite le pudenda, per ragioni di pubblico pudore (l'etimo non mente), è estremamente più protetto e meno esposto a microrganismi e sozzura di quello in cui bazzicano le estremità degli arti superiori. Eppure, fateci caso, tutti si lavano le mani DOPO. Un rito secondo me inutile (a meno che uno non si sia accidentalmente sporcato di pipì, naturalmente!) una liturgia che paghiamo alla consuetudine. Vi chiedete a questo punto se io mi lavi le mani dopo? Ebbene sì, questo è un caso in cui ho ceduto alla prassi generalmente adottata, pena l'esser considerato un impenitente sporcaccione. I buoni rapporti sociali valgono ben qualche piccolo sacrificio intellettuale di principio, direi.

Questo è naturalmente solo un esempio dei tanti che avrei potuto fare. Qualche domanda quasi retorica per i più:

Domande per cui sicuramente ognuno dei miei tre lettori avrà una risposta pronta (quale che sia) e che sull'argomento neanche le cannonate potrebbero smuovere. Questo per parlare della vita quotidiana, naturalmente. Senza andare a scomodare prove ben più dure ed interessanti, come quella del confronto con culture aliene che da questo punto di vista hanno prassi ancora più distanti dalle nostre.

Come chi ci conosce ben sa, amiamo viaggiare in luoghi non solo geograficamente distanti da noi. L'adattabilità dal punto di vista delle norme di igiene è importante per potersi godere la vacanza quanto e più di quella dei gusti e delle abitudini alimentari (e le due cose sono spesso strettamente collegate).

Il terrore di trovare un capello nel letto rifatto (e naturalmente non sto parlando dell'Hotel a 5 stelle, ma di quelli usati dal turista medio), l'assillo di non poter mangiare frutta o verdura fresca, o bere una bibita con ghiaccio. L'amuchina gel sempre appresso, a detergere frequentemente le mani da contagi innominabili quanto improbabili. Quanti ne abbiamo visti, di questi viaggiatori schizzinosi che non mangiano per paura di contaminazioni letali, pur in ristoranti di livello medio-alto! Non sanno cosa si perdono, ma sono cavoli loro.

Comunque, non c'è cristi, è un terreno minato, guai a parlarne, si rischia il litigio di brutto. Torniamo al punto di partenza, e cioè alla prassi ed alla visione personale (mia) sull'argomento.

Non sono un igienista. E ne sono fiero, al pari del non essere un vegano o un antiabortista. Le abitudini familiari, l'educazione infantile, hanno sicuramente influenzato le mie prassi quotidiane in questo campo. I genitori di origine contadina non avevano certo consuetudine con spazzolini da denti ed abbondanti abluzioni quotidiane, viste le condizioni culturali, economiche ed ambientali in cui sono cresciuti.

Nel passaggio tra l'infanzia e la giovinezza, comunque, almeno in questo campo l'educazione sociale era forse piu' importante di quella familiare, con i contatti quotidiani con la scuola ma soprattutto la televisione, dove l'igiene personale tra Colgate con Gardol e saponetta Fa al Lime dei Caraibi era uno dei cavalli di battaglia, insieme con quella degli indumenti (Dash due fustini, Dixan e Biopresto con Franco Cerri in ammollo) e della casa, con la Cera Liù e l'anatra WC .

Sono cresciuto insomma con le mie abitudini considerandole sempre adeguate ad una presentabilità sociale e adesione alle consuetudini. Ma poi qualcosa turba queste medie certezze. Quando un(a) amico(a) viene a casa tua e, naturalmente in tono scherzoso e con leggerezza da bonaria presaperilculo ti chiede "Ma tu davvero usi ancora la saponetta come gli extracomunitari?" naturalmente ti fai una risata, ma poi ci ripensi. E allora compaiono sul lavandino i dispenser di sapone liquido, evidentemente più accettati socialmente.

Io non rinuncio comunque alla saponetta, e quella c'è sul lavandino e nella doccia (anche perché, macheccazzo, è casa mia, o no?), ma se qualcuno viene e si schifa di usare la saponetta perchè l'ho usata io, è servito. Non sono d'accordo, credo sia uno spreco, dal punto di vista ecologico. Tutto quello che implica l'uso inutile di plastica secondo me è deleterio. Una saponetta ha un involucro di carta riciclabile, è abbastanza eco-friendly (sicuramente non meno dei saponi liquidi), e non mi risultano casi di malattie perniciose trasmesse con l'uso comune del sapone da bagno, anche perchè (come chiunque può facilmente capire) lo strato utilizzato per detergersi viene automaticamente eliminato, e quindi la saponetta è un attrezzo autopulente, come i forni supermoderni. E mi domando ma non è che ci siano ragioni economiche di mercato dietro la diffusione dei saponi liquidi e dei relativi dispenser, mascherati da ragioni igieniche? Boh, a me il dubbio mi rimane.

Sorvoliamo sull'uso del bidet, che è evidentemente una coglionata tutta italiana. Delle due l'una: o etichettiamo il mondo intero come sporcaccione sostenendo che il bidet è un accessorio indispensabile alla corretta igiene umana, oppure ammettiamo che è una consuetudine italiana, strascico ereditario di epoche antiquate che, se non siamo riusciti ad esportare nel resto del mondo civile, vuol dire che non abbiamo grandi ragioni di continuare ad utilizzarlo noi stessi. La sua abolizione sarebbe tra l'altro un vantaggio notevole per l'utilizzo razionale degli spazi nei bagni delle nostre abitazioni.

Veniamo alla doccia. Conosco persone che se non si fanno la doccia tutti i santi giorni si sentono sporche. Mi domando, in tutta sincerità, se questo non sia un problema psicologico. Non sto a discettare su quale sia il numero giusto di docce alla settimana o al mese per evitare di disturbare con odori percepibili l'olfatto di chi ci circonda. Ma trovo che farsi la doccia tutti i giorni sia un eccesso, uno spreco di acqua, di detergenti scarsamente biodegradabili, che farebbe rabbrividire qualsiasi persona ecologicamente consapevole, a meno che questa non sia anche un igienista, nel qual caso sicuramente sorvolerà su questi problemi secondari.

Passiamo poi alla prassi assolutamente comune che vuole che si tiri lo sciacquone ad ogni goccia di pipì che si fa nel gabinetto. Certo, se l'urina ha un odore nettamente percepibile e fastidioso, questa è naturalmente buona norma (ma sarebbe in tal caso probabilmente consigliata un'analisi di ricerca di qualche patologia specifica). Ma, nella normalità, siamo proprio sicuri che 20 ml di pipì meritino lo spreco di 20 litri di acqua? Boh, forse in Piemonte questo non è un punto fondamentale, ma se fossi nelle regioni con problemi di approvvigionamento idrico la domanda me la porrei.

Un passaggio rapido su una di quelle che considero le convinzioni più radicate e più fallaci in questo campo. E' naturale che in casa si utilizzino spazzolini da denti personali (cosi' come per tovaglioli e posate): non costa niente ed è norma comunemente accettata. Ma vi siete mai chiesti perchè ad alcune persone (forse la maggioranza) fa letteralmente vomitare il solo pensiero di usare uno spazzolino da denti altrui, anche se l'altrui è il coniuge con cui (anche se con frequenza variabile) ci si scambiano allegramente milioni di microrganismi del cavo orale come naturale gesto di reciproca affezione? Boh, non me lo sono mai spiegato. A me non capita, ma a moltissime persone sì.

Continuo nella confessione delle mie cattive abitudini igieniche. Odio i guanti di plastica usa e getta del supermercato, al reparto frutta e verdura. Li considero un vero spreco assolutamente deprecabile. Naturalmente non credo che per scegliere una pesca se ne debbano soppesare tastandole una decina prima di decidere, e io non uso mai i guanti di plastica anche perché osservo, decido poi prendo e metto in busta, non tasto e soppeso e rimetto a posto. In questo modo evito che i frutti si ammacchino nelle manipolazioni eccessive, e (cosa non secondaria) posso facilmente ribattere mandando codialmente affanculo chi obietta sul fatto che io non uso i guanti. Ma anche ammesso che io tocchi una mela e poi ne prenda un'altra, siamo sicuri che questo sia una reale minaccia per la salute pubblica? Non è una minaccia maggiore il guanto usato-e-gettato, che si accumulerà nei gorghi oceanici a soffocare i poveri innocenti delfini? (vabbè, occhei, qui sto esagerando un po' con la lacrimuccia retorico-ecologica, ma, si sa, a la guerre comme a la guerre smile). Ditemi voi.

Sul tema ricordo di aver letto qualche tempo fa un articolo che mi ha fatto sorridere, di uno che al bar, davanti alla ciotolina delle cacahuettes per l'aperitivo osservava attentamente se fosse fornito il cucchiaino d'ordinanza per il loro prelievo igienico. In assenza di cucchiaino, niente noccioline. Perché, sosteneva lo scrivente, "Chissà cos'ha toccato prima, quello lì, e magari non si è neanche lavato le mani" Pensa che orrore! Prendo sempre, quando mi capita, le noccioline dalla ciotolina usando le mani e senza cucchiaino. Mi fa piacere lasciare nel dubbio l'igienista che viene dopo di me e che non sa se io avessi le mani contaminate da scorie (nucleari o pubiche) oppure no.

Lo ammetto, amo le scene da inferno dantesco dei mercati del pesce e della carne che si possono osservare nell'ottanta per cento delle metropoli del nostro pianeta. Ho visto turisti occidentali nauseati, con la faccia coperta da fazzolettini imbevuti in miscugli odorosi ed antisettici cercare urgentemente a tentoni una via d'uscita da questi spettacoli truci, fatti di montagne di carne in parziale decomposizione, nugoli di mosche assatanate che scavano frenetici cunicoli alla ricerca di cibo; donne che, a piedi nudi nel liquame organico prodotto dal miscuglio di sangue e residui della pulitura degli intestini, insaccano le proteine a buon mercato senza curarsi della pulizia degli scaffali e delle dita che manipolano la merce. Ci penserà la cottura, unita ad una buona dose di spezie profumate e feroce peperoncino a disinfettare la ciccia, prima di portarla in tavola, attenuando i pericoli derivanti da germi di varia natura.

Non me ne vogliano i vegetariani, ma le condizioni igieniche dei mercati di frutta e verdura, ed il trattamento della merce, non è poi diverso, esponendo carnivori e vegetariani agli stessi pericoli di contaminazioni settiche, senza riguardo di ideologia alimentare . Non è che io ami la sozzura, nè che mi faccia piacere il pensiero di mangiare quello stesso cibo (anche se ragionevolmente so di farlo, quando sono in quei posti, e la cosa non mi sconvolge più di tanto). Ma il contatto con realtà così diverse e così normali credo sia istruttivo e mentalmente salutare. A me personalmente fa riflettere su quanto i popoli "civili" stiano derivando, per ragioni riconducibili più alle logiche di mercato che alla corretta prassi igienica, verso esagerazioni deleterie che ben poco aggiungono alla sicurezza sanitaria. Mi sembra che ci stiamo dimenticando della nostra stessa natura, della vicinanza dell'uomo alla terra ed a tutti i suoi abitanti. Stiamo cercando di costruirci una bolla impenetrabile dove sentirci protetti e puliti, rifiutando il contatto con ciò che ci circonda, in una stupida asintotica ricerca di totale asepsi ed in un inutile anelito d'immortalità.

FG

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Post Scriptum:

Come al solito, dopo due chiacchiere con Maddalena mi è stato chiaro l'equivoco che potrebbe esserci dietro le banalità che ho ancora una volta ceduto all'impulso di scrivere. Non sono certo simpatizzante con teorie del "buon selvaggio", e non decanto la deriva degradata dei mercati di Calcutta (dovuta alla sovrappressione antropica, cancro fondamentale dell'armonia uomo-ambiente, nella mia modesta opinione) così come non decanto la deriva igienistica delle millanta norme e regolamenti alla HACCP che, dietro buoni propositi, nasconde interessi miliardari di lobbies legate al mercato della burocrazia ipertrofica. Riconosco che l'incidenza da noi molto inferiore di morti e malattie legate alla scarsa igiene rispetto a quella nei paesi meno sviluppati sia un impulso per quelli ad andare avanti maggiore di quanto non lo sia per noi il tornare indietro.

Credo che, come per molte questioni opinabili, sia tutta una questione di soglie. Dove sta il numero minimo accettabile di docce in una settimana? Anche questa domanda è sbagliata, perché implica che almeno una sia indispensabile(*), ma secondo quali criteri? Il pensierino, oltre che un prodotto dell'egotismo, ambisce ad essere una spinta a pensare, e credo che su questo argomento tutti (a partire da me) possano riflettere, e cercare di capire quanto dei propri comportamenti sia dovuto ad abitudine, ragione, mediazione sociale, conformismo, riflessione ecologica... e chi più ne ha più ne metta...

(*) Lo so, lo so che per i matematici la domanda non è sbagliata perché la risposta potrebbe essere un numero razionale inferiore ad uno, ma questo pensierino non e' un blog matematico. smile

Commenti ricevuti:

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Il 11 Febbraio 2017 alle 23:09:48 Fabio Bussa Ha commentato:
Ho guardato con piacere questo tuo sito, questo tuo spaccato di vita. Complimenti capo!
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Il 11 Febbraio 2017 alle 9:55:02 FG Ha commentato:
@Valerio: ricordo anch'io bene quei tempi...
@Norberto (che piacere vederti qui!) L'avevo detto che il pensierino era controverso. Beh, in effetti il bidet non e' scomodo ed in alcune situazioni e' sicuramente molto utile. Diciamo che lo ritengo un po' un lusso di cui forse l'umanità potrebbe fare a meno, con qualche piccolo sacrificio smile
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Il 04 Febbraio 2017 alle 22:10:12 Norberto Ha commentato:
Sono daccordo su buona parte delle tue valutazioni, ma sul bidet decisamente NO. Dopo una sessione "pesante" la carta igienica non ha certamente la stessa efficacia di un rapido bidet. Secondo me è uno dei pochi elementi di superiorità della cultura nazionale
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Il 23 Gennaio 2017 alle 18:56:16 Valerio Ha commentato:
Quando avevo 4 anni ricordo che la domenica (il sabato si lavorava...) facevo il bagno nella vasca, con l'acqua scaldata a legna. Nella stessa acqua poi si lavavano mia madre e infine mio padre!