Pensierino di Maggio 2019:
Una Pasquetta Italiana
Dopo un inverno di eccessiva pigrizia e di sventure varie anche fisiche sentivo proprio l'urgenza di provare a rimettere olio agli ingranaggi arrugginiti e scricchiolanti. Un po' per caso, un po' per festeggiare all'aperto come si usa, ho scelto il giorno di Pasquetta.
Naturalmente il mio scopo non era il picnic o la grigliata, ma una sgambata di allenamento, anche perchè ho promesso a me stesso e ad altri un'estate di escursioni, a cominciare da quella del Toraggio del 2 giugno con gli amici del CAI di Leynì, per proseguire con il giro del Pollino con Luigi 10 giorni dopo e, se fosse possibile, mi piacerebbe salire quest'estate alla capanna Margherita con Ettore, vediamo se riusciamo a organizzare. Quindi, primo giretto al Musinè, come faccio da qualche anno. 800 m o pocomeno di dislivello, un giro di allenamento per far circolare un po' di acido lattico.
Arrivo a Caselette, punto di partenza della gita, che non sono ancora le sette. Il parcheggio è adiacente a un prato attrezzato per picnic ed è ancora semideserto, ma io non sono il primo. Mentre mi allaccio gli scarponi assisto ad un alterco: una compagnia di ragazzi aveva già preso possesso dei due tavoli e di un barbecue, ed un'altra compagnia (una famigliola) era appena arrivata ed aveva notato l'occupazione militare del terreno. La famigliola protestava per l'occupazione preventiva dei due tavoli da parte di due soli ragazzi. "Ma siete solo due non avete bisogno di due tavoli!" "Ma quali due, semo 'na cifra" "e dove stanno gli altri" "Mò stanno a rivà". Il tempo di allacciarmi gli scarponi e partire, la famigliola sconfitta si allontanava alla ricerca di un altro posto da "occupare" militarmente per le libagioni di 5 ore abbondanti più tardi.
Salendo pensavo a questa strana abitudine tipicamente italiana della "occupazione preventiva" dei posti di qualsiasi tipo. Se metti le sdraie e gli asciugamani sul litorale a mezzanotte devi solo sperare che alle tre di notte nessuno te le rubi, ma se al mattino sono ancora lì...zzac! li hai fregati tutti. E' una legge non scritta ma rispettata. Ho sentito la mamma che diceva al papà, mentre se ne andavano con le orecchie basse: "e sì, noi siamo arrivati presto apposta, ma sono arrivati prima loro"... Ripenso al sangue marcio che mi facevo quando andavo a vedere le gare dei miei figli in piscina: interi spalti ricoperti da maglie, borse, giubbotti, fazzoletti (la fantasia nei segnaposto non conosce limiti). Ripenso a quanto fosse sprecata quella rabbia. E' così, e come ci teniamo Salvini e DiMaio ci teniamo le leggi sull'occupazione preventiva degli spazi, è l'Italia, e dobbiamo farcene una ragione.
Decido di evitare la direttissima, una salita sassosa assolata e molto ripida che porta su direttamente partendo dalla bellissima e (in questo caso correttamente) faticosissima Via Crucis che inizia al prato picnic di Caselette e prosegue in cresta per la linea di massima pendenza. Ormai da qualche tempo evito questo percorso, non tanto per il gran numero di persone che lo frequenta, quanto per la modalità con cui è frequentato.
E' diventato campo di allenamento dei cosidetti runners, nella loro declinazione deviata e particolare dei mountain runners: gente che corre in salita e in discesa. Salire col mio passo ancien regime, un piede lentamente dietro l'altro negli scarponi col Vibram, sotto lo zaino che contiene il minimo per la sopravvivenza di mezza giornata all'aperto è diventato non solo old fashioned, ma quasi pericoloso. Li senti arrivare da dietro, prima il fiato ritmato e ansimante, poi il rumore leggero delle scarpette che, quasi felpate, calcano il suolo sassoso della salita. Non suonano il clacson e non mettono la freccia, ma se non ti sposti velocemente noti i loro sguardi di riprovazione: gli hai fatto perdere secondi preziosi... Ti sorpassano senza vederti, anche perchè hanno solo due occhi.
Uno dei due (occhi) è puntato preoccupato ed ansioso sul segnatempo che scandisce il percorso. Lo strumento può essere un orologio-cronometro, un furbofonino o uno di quegli appositi braccialetti da runner che ti dice anche quante gocce di sudore ti stanno imperlando la fronte (e se sono troppe ti dà una scarica elettrica di punizione). L'altro occhio invece è puntato ammirato e felice sulle scarpette ipertecnologiche superleggere megatraspiranti e ultraassorbenti, color giallo evidenziatore (dicesi anche "giallo fluo") che danzano sulla salita come se fossero su una pista da ballo. Certo, avrete capito, c'è anche invidia, ammirazione e un po' di shcuorn' a vederli andare a mille all'ora mentre tu mastichi le tue giaculatorie o bestemmie, a seconda del dislivello già effettuato...
Comunque, sono salito dal pendio boscoso sul lato Nord, dal versante di Valdellatorre, e poi ho deciso di discendere invece sul lato della Val di Susa, con un ampio giro in sentieri per prati e boschi che in effetti consiglio a tutti coloro che non l'hanno mai fatto. In cima in due ore e dieci, come da cartello all'inizio del percorso. So che mi dovrei un po' vergognare, i runners ci mettono venti minuti (ma solo quelli sgalfi) invece io sono soddisfatto e felice.
Devo dire che mi aspettavo di trovare qualche fiore in più, in particolare credo che ritornerò per vedere se la stazione di gigli dorati (Hemerocallis lilio-asphodelus), bellissimi e piuttosto rari, che trovai qui qualche anno fa è ancora presente o se invece è stata rovinata. Ma qualcosa c'era... durante la salita il profumo intensissimo delle dafne (Daphne cneorum) mi ha fatto compagnia, insieme ad asfodeli, muscari, anemoni di bosco ed altri. Tanti fiori, poche persone, come piace a me (sì, lo so, sono un misantropo e la cosa non migliora con la vecchiaia); sul percorso per la vetta ho incontrato solo due vecchietti come me che scendevano per il bosco: questa via in effetti è di solito usata in discesa visto che è più ombrosa e riposante.
Sulla vetta sono stato solo qualche minuto per tirare un po' il fiato. E' stato un andirivieni di runners che arrivavano saltellando sulle loro scarpette alla supercazzola, addobbati nei loro calzoncini corti dalle strisce laterali fosforescenti e nelle canottiere tecniche a colori vivaci. La maggior parte di loro fa il giro intorno alla croce (che diviene in questa regata immaginaria con se stessi una specie di boa) e si butta a capofitto in discesa: sono quelli che contano il tempo andata+ritorno; altri si prendono il lusso di un respiro appoggiati all'orrendo enorme crocefisso di cemento che segna la vetta di questo monte inquietante. Qualcuno addirittura va a fare i tre giri di rito intorno al cartello esoterico piazzato sul cocuzzolo. Come noto infatti il Musinè è un punto fondamentale nel simbolismo e nella geografia della "Torino Misteriosa", sede di sabba infernali di stroliche e demoni, e di atterraggi di UFO a seconda del grado e del tipo di pazzia di chi ci crede. Mentre li osservo fotografo un paio di narcisi (Narcissus poeticus) e mi interrogo invano sulla stoltezza umana, senza come al solito riuscire a trovare nessuna buona risposta alle tante inutili domande che mi saltano in testa.
Riparto in discesa proseguendo verso Ovest, un percorso nuovo anche per me che non sono nuovo a questa montagna affascinante. Un pendio ripidissimo mi consiglia prudenza anche perchè la forma fisica non è al massimo e qui una cadutina sarebbe abbastanza rovinosa. Il versante Sud mi regala qualche bel fiore in più rispetto alla salita, e tra questi una magnifica sorpresa: ritrovo una pianta che avevo visto una sola volta, tanti anni fa, e non avevo mai fotografato. E' l'unico Verbasco, delle tante specie italiane, col fiore non giallo ma di un bel colore lilla-violetto. Si chiama Verbasco porporino (Verbascum phoeniceum) ed è anch'esso un fiore raro, dalla distribuzione sporadica e mai abbondante. Era infatti solo una pianticella, ma le ho fatto un bel servizio fotografico
Scendendo verso quote più basse il sentiero si avvicina ad una pista tagliafuoco (in pratica una carreggiabile asfaltata) circondata da ampi prati e facilmente raggiungibile in auto, posto ideale per un picnic! Ed infatti già a diverse centinaia di metri di distanza è chiaramente percepibile il cicaleccio delle allegre comitive di ragazzi e famiglie affaccendate (è ormai quasi mezzogiorno) intorno ai diversi fuochi già accesi. Il profumo sfrigolante e stuzzichevole delle salsicce grigliate mi ricorda che sto camminando da quasi 5 ore con solo un caffelatte nello stomaco. Sul sentiero, a pochi metri dai ragazzi che cercano legna per il fuoco nel bosco, un grosso serpente scuro (probabilmente un saettone, Zamenis longissimus) lungo ben più di un metro mi fugge rapidamente davanti. Penso che fortunatamente non l'hanno visto i ragazzi, sennò rischiava di fare una brutta fine.
Tanta gente sui prati, la serenità e l'allegria che l'aria aperta ti mette addosso e non sai perchè. La giornata è nuvolosa, ma questo non guasta. E' bello vedere tanti ragazzi all'aperto a godersi l'erba sotto i piedi, le faville dei fuochi negli occhi e nel naso l'odore acre del fumo. E' bello vederli ridere, prendersi in giro, sfiorarsi maliziosi e sorridersi. Chi si è portato i dreadlocks, i bonghi o la chitarra invano tenta di coinvolgere gli altri per una canzone che invece sfuma negli scherzi e nelle rincorse. Non penso a cosa rimarrà nei prati, ci penso dopo e comunque mi piace sperare che magari qualcuno di buona volontà, con santa pazienza raccoglierà i rifiuti, brontolando contro i pigri fumati o bevuti che se ne staranno in panciolle, con uno stelo d'erba tra i denti alla "Johnny Stecchino", fregandosene dell'ambiente e della raccolta differenziata.
Proseguo verso il parcheggio, incredibilmente intasato di macchine a quest'ora. Io me ne vado, a Pasquetta pranzo a casa. Lascio il posto a quel fortunato che troverà un buco perfetto, vicino ai prati, senza dover parcheggiare a un chilometro di distanza.
FG
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Il 21 Maggio 2019 alle 15:50:15 FG Ha commentato:
Ciao Antonio,
Grazie per il commento e scusa per il ritardo nella risposta (non ho trovato un modo semplice per essere notificato alla scrittura di un commento sul sito, e non sono così frequenti...
Sei molto gentile e sono lusingato dalle tue parole. Spero nel sito tu abbia trovato qualcosa che ti è stato utile. Slow web forever! :-)
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Il 12 Maggio 2019 alle 17:42:44 Antonio Ha commentato:
Ho trovato per caso il tuo sito, cercando dettagli della storia di Ringo Star in vacanza in Sardegna e Octopus Garden... Google mi ha proposto il tuo "Il cortile del polpo", e da lì sono entrato nel tuo mondo di cose. Complimenti, soprattutto per avermi riproposto quello che anche io, come tanti, avevo messo in discussione per colpa dei "social": il valore di un sito web. Ancora meglio se slow. Veramente. Mi hai illuminato col tuo esempio di queste pagine qua, semplici ma ricche, umili ma preziose. Te ne sono grato! Grazie. Antonio
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Il 02 Maggio 2019 alle 12:13:20 FG Ha commentato:
Grazie Cristina per la gentilezza (come grazie a tutti queli che lasciano una nota ai miei pensierini dimostrando se non altro di aver letto fino in fondo :-D ) D'altra parte tu scrivi meglio di me, come ho potuto constatare), e percio' i complimenti sono ancora più graditi...
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Il 30 Aprile 2019 alle 23:51:04 Cristina Cattaneo Ha commentato:
Che bello leggere questi pensierini, ironici, intelligenti ed eruditi. Io d'estate vado in Valmalenco, anche lì si fa unagara di matti, VUT, Valmalenco Ultra Trail, non so quanti km in una giornata. Purtroppo lasciano dei nastri di plastica che segnano la strada lungo tutto il percorso.. In Valmalenco i cartelli indicatori dei sentieri danno dei tempi di percorrenza che ti demoralizzano. A me piace andare piano, data anche l'età, ma soprattutto contemplare, osservare, respirare.. Per non parlare delle strade agrosilvopastorali che sembrano indispensabili al benessere della valle, ma non è vero, rovinano solo la bellissima montagna e distruggono la flora.. Fa comunque piacere la nota finale di ottimismo, grazie!
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Il 25 Aprile 2019 alle 19:51:22 FG Ha commentato:
@martin Forse non hai notato che io non sono Oretta, ma Franco. Comunque, perdonato, (per questa volta) :-D
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Il 24 Aprile 2019 alle 10:28:02 Martin Ha commentato:
L'abitudine dell'occupazione preventiva è tutt'altro che italiana. È soprattutto tedesca. Italiana è invece la sana abitudine di passare ore a pranzare in natura, osservabile anche sopra Firenze salendo verso Vincigliata. L'ho fatto anch'io. Scoprendo che andare alla ricerca di capinere e pettirossi, cerambicidi e orchidee è ancora più gradevole in buona compagnia e a pancia piena. Siamo in Aprile, Oretta, e tu annoti già i pensierini di maggio?
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Il 23 Aprile 2019 alle 9:33:28 Maurizio Ha commentato:
Non posso che ammirare, o forse meglio invidiare, la competenza botanica e le belle fotografie di corredo: io mi limito ad osservare da baluba e a fare qualche foto con la macchinetta digitale. Condivido tutto il resto. Complimenti per il resoconto, io non avrei potuto far altro che limitarmi a dire "ho fatto un bel giretto".
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