Tutti i pensierini.

Pensierino di febbraio 2020:

Ghiozzi strategici antinucleari

Questo pensierino vede la luce dopo diversi mesi di silenzio e riflessione. Mi piaceva pensare di fare un bel pensierino su qualche argomento molto teorico e particolare, un pensierino pacato e meditato, che distillasse qualche aspetto nobile dell'animo (quello degli altri se non il mio che ormai di nobile ha ben poco) ma sono di nuovo caduto vittima dell'incazzatura, della disperazione, dello scoramento di fronte a quel che mi appare come un distillato sì, ma della grettezza e della stoltezza del mondo e dei suoi esseri viventi, in primis quelli che reputiamo i più intelligenti.

Ancora una volta FB ha scatenato questa sensazione di sbigottimento quasi incredulo, quando ho visto, postato da un "amico" FB, persona che peraltro rispetto moltissimo in quanto insigne botanofilo e sincero ed oneghiozzisto cultore delle scienze ambientali, il volantino di chiamata alle armi che potete leggere cliccando qui o sulla sua icona qui a lato. Dategli un'occhiata e qualcuno mi dica se non lo trova una summa di aria fritta, proclami ad effetto, disinformazione pura e semplice, marketing della più bassa lega e, mi si lasci dire, idiozia quasi pura.

Cominciamo dal titolo: profittando del recente successo di un gruppo socio-politico che perlomeno ha avuto il pregio iniziale di perseguire un obiettivo preciso e pure di raggiungerlo, l'astuto ideatore dell'evento e della locandina ha pensato bene di scimmiottare l'evento, senza vedere l'implicita ridicolaggine della evidente scopiazzatura. Dite se qualcuno, al vedere il termine flash mob (che già solo questo mi dà quella leggera vertigine che precede il voltastomaco) associato a "protesta dei pesci di fiume" non ha fatto il collegamento con le cosidette "sardine" di bolognese memoria. E fin qui che c'è di male, direte voi? Ce n'è molto, dico io, ma probabilmente sono io il paranoico.

Veniamo quindi al fatto: l'audace e borioso proponente si prefigge lo scopo di una mobilitazione NAZIONALE delle sardine di fiume, prendendo spunto da una minaccia epocale peraltro non specificata nel dettaglio, probabilmente locale, magari di indagine preliminare per la realizzazione di un qualche piccolo impianto idroelettrico (ormai di grosso in Italia non si fa più nulla, quindi sicuramente piccolo deve essere). La megalomania è evidente: secondo l'audace pischello e tutto il sostanzioso comitato organizzatore che lo sostiene stolidamente, i fiumi e i laghi d'Italia il 25 gennaio scorso avrebbero dovuto essere invasi dal brulicare di una moltitudine festante che coi piedi a mollo avrebbe cantato all'unisono "O trota ciao, trota ciao trota ciao, ciao, ciao!".

Il 25 gennaio è passato da qualche tempo, ed evidentemente gli organi di informazione servi dei poteri marci e forti ci hanno nascosto l'imponente partecipazione popolare a questa festa nazionale di giusta sollevazione contro la cementificazione selvaggia di rivi e ruscelli a scopo teoricamente utilitaristico (la produzione di energia) ma in realtà volta alla più bieca speculazione capitalistica. Il tutto già così è sufficientemente demenziale, direi. Ma a me piace scavare, perchè dietro queste cose ci sono sempre diversi mondi, ognuno dei quali contempla ostinatamente il proprio ombelico beandosi della sua infinita bellezza, senza essere in grado di alzare la testa e considerare solo per un attimo il fatto che intorno a lui c'è una realtà fatta di altri ombelichi che del suo ombelico se ne fottono, e a ragione.

Vediamo perciò le sigle delle infinite organizzazioni che hanno sostenuto la titanica impresa. Una prima considerazione è che se già solo un rappresentante per ognuna di esse avesse partecipato alla manifestazione, ancorchè sparsi su tutto il territorio nazionale probabilmente ne avemmo sentito parlare, vista la numerosità e varietà dei gruppi aderenti. Ad una analisi più approfondita dell'ampia platea si evince chiaramente come i partecipanti o per lo meno presunti tali si possano suddividere in tre categorie principali, a loro volta polverizzate in una miriade di gruppuscoli settoriali:

1 - Quelli che apprezzano i torrenti montani per praticare attività ipoteticamente sportive, in realtà pretesto per mettere in mostra il proprio ombelico strafigo a se stessi e agli altri, come rafting, kayaking, canyoning, orienteering, e qualsiasi altro nome esotico terminante con "ing" vi venga in mente. Questi qua se ne vanno in giro per corsi d'acqua più o meno scoscesi, muniti di ampia e costosa attrezzatura, per il piacere personale di una total immersion in the wild smile , unita ad una ostentata dimostrazione di tiepida intrepidezza. Questi sono quelli che sinceramente mi fanno meno orrore. In fondo difendono il proprio diritto settario ed elitario a divertirsi procacciandosi una piccola dose extra di adrenalina senza grave danno al prossimo ed all'ambiente, esclusi naturalmente i possibili eccessi in cui possono procurarsi lesioni personali.

2 - Quelli che apprezzano i corsi d'acqua dolce per potervi praticare la pesca, anche questa presunta "sportiva". Questi sono sicuramente i più abietti (sempre nell'opinione dello scrivente). Non è sufficiente per loro aver rovinato l'ambiente fluviale e lacustre ormai praticamente in tutta Italia per uno stupido hobby, con l'introduzione di specie ittiche (e non solo) estranee all'ambiente locale. Il Po ad esempio è divenuto in molti tratti una melma brulicante di pesci siluro delle dimensioni di un ippopotamo adulto e affetto da obesità. Adesso pretendono che nessuno gli rompa le balle mentre stanno sadicamente a tirar su dall'acqua e ributtare in acqua pesci che nel 50% dei casi anche se liberati faranno una brutta fine perchè mutilati dalla stupidità umana. Ho il dente particolarmente avvelenato contro questa razzaccia infame perchè anch'io da ragazzo ho praticato con piacere la pesca al fiume, ed era una cosa molto diversa da quel che è oggi, non foss'altro perchè i pesci presi ce li mangiavamo fritti (allora erano pure commestibili). Non li liberavamo ipocritamente dopo averli feriti e lacerati, magari dandogli un bacetto sulla guancia (pardòn, sulla branchia) prima di rilasciarli e salutarli con la manina, tronfi della buona (!) azione compiuta. Il fiume come l'ho amato e conosciuto io l'ho narrato in un mio raccontino che ritengo tra i meglio riusciti. Il fiume della mia fanciullezza e adolescenza lo ricordo con nostalgia con tutte le varie specie di pesci che lo abitavano, compreso il ghiozzo, o scazzone, protagonista stilizzato in silohuette sul volantino di chiamata alle armi. Il ghiozzo, un pesciolino ritenuto stupido dalla narrativa popolare perchè se ne sta fermo sul fondo. Ma che è quasi magico per la sua capacità di spostarsi istantaneamente, con un guizzo invisibile, quando ne ha necessità per evitare la predazione. Quando recentemente sono andato a visitare di nuovo quel fiume della mia fanciullezza mi dissero che tutte le varietà di pesce che mi ricordavo io (di cui alcune sono citate nel racconto) ormai non c'erano più, adesso ci sono solo trote iridee, non originarie di quelle acque, introdotte dai pescatori per il proprio sollazzo personale.

3 - Gli ambientalisti duri e puri. Secondo me i più ebeti. Questi massimalisti della ecologia da salotto sono pronti a mobilitarsi per qualsiasi progetto miri a spostare un sasso, tagliare un'erba, costruire una qualsiasi struttura, perchè così facendo l'ambiente verrebbe irrimediabilmente pugnalato, deturpato e danneggiato a morte. Quivi incluse sono le innumeri associazioni di protezione tout court delle piante e degli animali, anch'esse a mio avviso protagoniste di veri crimini ambientali come la proliferazione selvaggia di specie alloctone che pur essendo state introdotte artificialmente dall'uomo non devono secondo loro essere dall'uomo controllate, il tutto per motivi puramente ideologici (non si uccide un animale e non si estirpa una pianta senza se e senza ma, come ripetono a pappagallo, per nessuna ragione al mondo). Basta, evito qui facili calembour sulla lega per la protezione degli uccelli e passo oltre.

Bene, fin qui ho parlato della idiozia totale di questa iniziativa, della sua megalomania e dell'esito che sicuramente sarà stato trionfale ma noi non lo sapremo perchè i poteri forti della stampa e della TV non ce lo riferiranno mai, incatenati a Soros, Bill Gates, al grande capitalismo finanziario e al signoraggio bancario, vah! (che ci sta sempre bene). Me li vedo, questi allegri dimostranti saltellare giulivi e sicuri sulle pietre di fiume rese viscide dalla naturale melma che le avvolge, grazie alle suole delle scarpette da canyoning ultra wet grip (TM) dagli sgargianti colori fluo, utilizzate per un appiglio sicuro anche sui massi spalmati di grasso di foca. Scarpette costruite in Vietnam da bimbi malnutriti, con l'ausilio di chissà quale procedimento chimico corrosivo. Ma chissene frega, a noi il nostro rafting non toglietecelo che sennò ci incazziamo.

Adesso approfondiamo un minimo il merito della cosa. Contro che cosa era la manifestazione? Basta leggere la locandina: contro gli incentivi alla costruzione di centrali idroelettriche sui corsi d'acqua naturali. E già, essere contro le centrali idroelettriche e basta sarebbe stato troppo debole. Per quanto deficienti credo anche i promotori della manifestazione si siano resi conto che non si può essere contro tutto. E il problema della generazione dell'energia è un problema che magari fanno finta di non pensarci, ma quando rimangono soli con la loro coscienza un pensierino dovranno pur farcelo.

E qui, a parlare di generazione dell'energia, siamo veramente del gatto. Sparare improperi contro le centrali a carbone è ben più facile che avere come bersaglio la proverbiale Croce Rossa o il furto di caramelle agli infanti. Ma se non dal carbone magari un po' di energia ce la possiamo ricavare dal petrolio o dal gas? Col cazzo! Vade retro, Saragat! (cit. da Abatantuono in "Eccezziunale veramente") non vogliamo certo morire soffocati dalla Co2 o affogati dai cataclismi ambientali. Il nucleare neanche lo cito perchè bestemmia e turpiloquio sono vietati, e citare il nucleare con un ambientalista qualsiasi è ben peggio che bestemmiare: non voglio essere sommariamente ghigliottinato da legambiente.

Beh, ce rimangono 'e rinnovabbili. L'eolico, presempio. Ma c'è Sgarbi a capo degli amanti del paesaggio che ti attende con un mitra per te e tanto di quel tritolo per le pale eoliche che Giangi Feltrinelli buonanima je fa un baffo. Niente paura, possiamo sempre ricoprire il Sahara con specchi fotovoltaici, ma poi c'è qualche inghippo ambientale anche qui: ci sarebbe una sollevazione popolare di Tuaregh (cammelli compresi) per occupazione abusiva di suolo. Ci sarebbe anche il problemino di come trasportare l'energia generata laddove serve: i Tuaregh e i loro cammelli infatti non sentono la mancanza dei Gigawatt per il riscaldamento domestico. Oltre al fatto che quei pannelli solari dopo un po' si rompono, ed il loro smaltimento è un problema che al confronto due scorie nucleari fanno ridere.

Vabbè, ma ciabbiamo l'idroelettrico, no? E noi in Italia da questo punto di vista siamo stati baciati in fronte da Madre Natura che ci ha donato le Alpi e gli Appennini, fornendoci ampia messe di energia potenziale gratuita, accumulata nelle acque montane e sfruttabile all'uopo per trasformarla in elettrica. Occhei, daje, che armeno n' Itaglia 'a svortàmo! Ma...

OOOpppss! ci sono le sardine di fiume alias ghiozzi che ci dicono che le centrali idroelettriche vabbene, ma NON nei corsi d'acqua naturali. Embè? cheppobblema c'è? noi le facciamo su quelli artificiali, no? Occhèi, dài, è semplicissimo. Andiamo in Pianura Padana e mettiamo una decina di centrali idroelettriche lungo il Canale Cavour, le cui acque scorrono placide e portatrici di un'energia potenziale che al confronto io spompato dopo una giornata di gita in montagna sono una molla caricata al massimo e pronta a scattare. Maddài, è solo piccolo dettaglio tecnico: sticazzo di ingegneri che hanno studiato 'na vita saranno capaci di tirar fuori energia elettrica dal Canale Cavour, che va bene perchè è artificiale, no? nooo? NOOO??? Ma chè, dici davèro?

Vabbè, pensiamo a un piano B, allora, visto che per fare una centrale elettrica ce và almeno una cascatella, costruiamo cascate aritificiali, chè quelle naturali le dobbiamo lasciare in pace. Allora facciamo così: deviamo qualche fiume, così da naturale diventa artificiale, facciamo una cascata artificiale e poi la imbrigliamo in condotte forzate e stamo apposto. Oh!... Come dici? E il fiume naturale che fine ha fatto? Ah, già, è diventato artificiale e i ghiozzi non ci sono più nè lì nè nelle condotte forzate. Poveri ghiozzi. Vabbè, ma allora sei proprio un rompicoglioni galattico, e così nunsepoffà, e cosà manco pegnente... Insomma, pensare di fare centrali idroelettriche in corsi d'acqua non naturali non sembra un'ipotesi ingegneristicamente attraente. E quindi?

Boh, vedetevela voi, l'importante è che non date fastidio ai ghiozzi, ai pescatori e a quelli che fanno rafting, che per scendere giù da una condotta forzata dovrebbero cambiare tutta l'attrezzatura che je costa 'na cifra. Chebbello, comunque, essere ambientalisti. Uno cià la coscienza apposto, immacolata come le nevi dei ghiacciai. All'energia ci pensa qualcun altro, e meno male, così abbiamo pure qualcuno cui dare la colpa di tutte le brutture del mondo, perchè è lui che lo rovina con le sue centrali elettriche, mica noi ambientalisti che difendiamo la natura e tutti i suoi abitanti (compresi quelli un pochino rompiballe come gabbiani, cinghiali e nutrie)...

Tanto noi ambientalisti duri e puri la soluzione ce l'abbiamo: si chiama decrescita felice. Tiè! Pensa che sta parola d'ordine è così affascinante che intorno c'è nato pure un movimento politico di grandissimo successo... Come? Dove stanno adesso? Boh, non lo so, in effetti è un pochino che non sento parlare di costruire parchi giochi per i pargoli e stagni artificiali per il sollievo di tarabusi stressati al posto delle acciaierie. Già, che fine avranno fatto? Devo chiedere a Gugol, che lui sa tutto... magari li ritrova da qualche parte.

Visto che ormai ho preso l'aìre chiudo toccando brevemente un tema che è collegato al precedente in quanto tratta anch'esso di ambiente, di proclami e proteste facili, di soluzioni difficili e di pretesi e pretestuosi interessi personali.

Leggevo recentemente della polemica sulla costruzione di una discarica per i rifiuti Urbani (aggettivo in maiuscolo perchè l'Urbe in questo caso è proprio Lei) nella periferia sud-ovest di Roma, zone Ponte Galeria. Conosco molto bene quella zona per averla frequentata per anni per lavoro. Nella periferia dalle parti di Ponte Galeria infatti ci sono un paio di grandi sedi Telecom, e mi capitava spesso quando lavoravo di andare lì, dove per un periodo di qualche anno ho anche avuto un gruppo di collaboratori diretti. Quando andavo lì, affittavo una macchina a Fiumicino e poi attraversavo tutta quella ampia zona (la famigerata Magliana, la Pisanina, Ponte Galeria) per raggiungere le sedi di Via di Valcannuta o di Via della Vignaccia.

Una zona sinceramente brutta e desolata, in cui gli insediamenti umani sono radi e costituiti per la maggior parte di sfasciacarrozze e robivecchi che ammucchiano rottami rugginosi in squallidi cortili circondati da spesse inferriate e protetti da cani enormi, bavosamente ringhianti e rabbiosi, sintomo di attività non sempre allineate con la legge, come anche la cinematografia e le vicende giudiziarie ci hanno raccontato. Le strade attraversano ampie zone collinose incolte, prati di erbacce alte e rinsecchite, con rade macchie di gaggìe spinose. I bordi delle strade sono sfruttati come discariche abusive, e i materassi rottamati hanno qui una seconda vita. Sono spesso utilizzati, seminascosti, dalle povere schiave nere sfruttate anche loro, dai magnaccia, come discarica di rifiuti umani: vendono qui pochi attimi di frettoloso piacere ai clienti che le raggiungono dal centro città, emuli tardivi di ebrezze proibite di contaminazione sociale, di pasoliniana memoria.

Lo squallore ed il degrado dell'ambiente umano e naturale sono abbastanza evidenti, saltano all'occhio all'attraversatore casuale come ero io tutte le settimane nei miei percorsi di andata e ritorno dall'aeroporto di Fiumicino. Insomma, se uno deve pensare ad un posto dove costruire una discarica urbana per una città come Roma questo è Ponte Galeria e dintorni. E di una discarica Roma ne ha infinito, impellente bisogno come tutti ci dicono ogni giorno e come è evidente anche ai turisti mordi-e-fuggi.

Tutto questo per dire che sono stato molto colpito nel vedere gli abitanti di quelle zone, al telegiornale, col sangue agli occhi contro gli amministratori cittadini e regionali che avevano per una volta congiuntamente individuato quella zona per tamponare un problema urgente ed ormai annoso. Vi assicuro che (secondo me) portare da quelle parti una discarica, magari con un termovalorizzatore, non potrebbe che migliorare sia l'aspetto della zona che la vita dei suoi abitanti.

Ma gli ambientalisti boiachimolla e le loro incarnazioni politiche sono categorici: discariche e termovalorizzatori sono Satana in terra, portano l'inferno ed i suoi demoniaci miasmi sulfurei; significano morte sicura (ma lenta ed atroce) per chilometri di raggio intorno. Ma con tesi semplificatorie, mirate a colpire gli interessi personali suscitando paure incontrollate (vi ricorda qualcosa? Come? I profughi sui barconi? Vabbè, non l'ho detto io fischio) questi pseudoambientalisti hanno avuto gioco facile nel suscitare unanime e rabbiosa protesta nelle popolazioni locali. Fattosiè che a Roma nessuno vuol avere una discarica comunale a meno di due chilometri di distanza, e, sai chettedico? La facessero da qualche altra parte, ci penseranno quegli altri, l'importante è che non la facciano qui da noi.

En passant dirò che ho lavorato per 36 anni a Torino in Via Reiss Romoli 274, a cento-duecento metri da una zona chiamata "Basse di Stura", sede della più grande discarica comunale di Torino. Certo, nelle giornate ventose un pochino di odore si sentiva, non lo nego, ma sono sopravvissuto senza grandi problemi e ve lo posso raccontare. Ma gli abitanti di Ponte Galeria no, la discarica proprio non la vogliono, e sono disposti a stendersi davanti alle ruspe ed impedire fisicamente la sua costruzione (anche qui, se vi ricorda qualcuno tipo i no-TAV, non è colpa mia...). Che la costruissero in cima al monte Bianco, la discarica, così non ammazza nessuno. Come dici? Chi ce li porta i rifiuti lassù? Beh, è semplice, si fa una teleferica così quella va a elettricità e non inquina come i camion che portano l'immondizia a Ponte Galeria. Semplice, no? Come dove la prende l'elettricità? Eccheccazzo ne so io! Mica sono tenuto a sapere tutto, dimmelo tu, professorino buonista signor-so-tutto e radical-chic di stocazzo!

OK, la manina destra mi trema un pochino di meno di quando ho iniziato a scrivere, un po' di adrenalina e di sdegno si sono sfogati nei bit e nei byte, sono pronto per tuffarmi di nuovo nella realtà: quella dei micetti pucciosi e sorridenti, quella delle povere nutrie prese a calci da quelli cui vanno a rosicchiare le scarpe, quella dei cinesi che gli sta bene il coronavirus perchè mangiano i poveri pangolini e dopo la Natura si ribella (è il karma, ragazzo!), quella del no a tutto quel che c'è di nuovo, che sicuramente è dannoso e la kasta non ce lo dice, maledetti!1!1!!1111

Ma quanto mi piacerebbe di più, come in sogno, dare sfogo anche io alle mie ire, pigliare uno di quelli lì che urlano no all'inceneritore, legarlo ad una sedia, con a fianco un imbuto e qualche sacchetto della spazzatura raccattato a caso nei cumuli vicino ai cassonetti tracimanti e dirgli occhei, allora niente termovalorizzatore. Ma sto sacchetto cell'hai buttato tu, mo che ne famo? Fammi una proposta convincente, e se non hai una soluzione seria, aiutami tu a smaltirlo. E giù, con un piozzo aiuterei i cotton-fioc incerumati, lo scottex bisunto, le bucce d'arancia rinsecchite, i pannoloni sporchi, le spine dei carciofi e (per finire) i fondi di caffè a passare dall'imbuto nella gola del protestatore, fino a quando fosse convinto che metterli in una discarica vicino (ma non troppo) a casa sua, e magari bruciarli in un impianto che gli faccia risparmiare qualche soldo per il riscaldamento di casa, in fondo in fondo, una idea tanto malvagia non è...

...

Cosa farei al pescatore che non vuole le centrali idroelettriche sui corsi d'acqua naturali ve lo dico la prossima volta, quando mi risale la carogna... rabbia

 

 

FG

Commenti ricevuti:

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Il 16 Febbraio 2020 alle 23:19:26 Valerio Viani Ha commentato:
Ho gustato particolarmente questo pensierino, perchè mi vede molto molto d'accordo con te|
Non avrei saputo scriverlo così bene e dettagliato, ma qualcosa avrei anch'io da dirla. Ti scriverò una mail privata.
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Il 12 Febbraio 2020 alle 11:21:20 Cristina Guicciardi Cattaneo Ha commentato:
Grazie per queste parole, scritte come sempre da osservatore attento e intelligente. Tempo fa mi ero arrabbiata molto contro una centralina in Valmalenco, soprattutto per l’atteggiamento passivo e connivente del comune, che avrebbe dovuto beneficiare ben di più di quanto « generosamente » concesso dalla società privata che ha costruito l’impianto. Non solo, conoscendo la zona, mi chiedo quanto sono state prese in considerazionie le caratteristiche geologiche del posto.
Io abito in Svizzera da tempo, dove la raccolta rifiuti è bene organizzata. Adesso hanno messo anche la « tassa sul sacco » . Oltre a un tributo fisso, Ogni sacco regolamentare, da 35 litri, ad esempio, costa un franco. A GiubiAsco, vicino a Bellinzona c’è un termovalorizzatore che produce energia per il teleriscaldamento ed è autonomo dal punto di vista energetico. Probabilmente c’è Lo stesso anche qui chi critica tutto questo... Grazie per questo pensierino, che aiuta a pensare..
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Il 12 Febbraio 2020 alle 9:22:48 Oretta Muzzi Ha commentato:
Non solo non ti casso dagli amici ma condivido pienamente. Inoltre ammiro la tua verve polemica espressa in modo così ironico e divertente.