Pensierino di gennaio 2023:
Cocco di ma...re
Con l'avvento dell'inverno (anche se non sembra (l'inverno, dico)) ed in assenza di meglio da fare, come al solito metto a posto i ricordi. Mettere a posto i ricordi, come le maglie o le camicie, significa organizzare l'armadio, prepararli (dandogli una spolverata, piegandoli ed accarezzandoli) e poi metterli nel cassetto giusto. Uno dei compiti più ingrati che mi erano rimasti, da molti anni a questa parte, era quello di rassettare i ricordi dell'ultima vacanza degna di questo nome che abbiamo fatto, a febbraio 2019 (e speriamo che non rimanga l'ultima). Un viaggio alle Seychelles, uno dei (pochi? molti? dipende...) posti dove non eravamo mai stati e non torneremo più, non per colpa sua ma nostra. Una meta che, per quanto riguarda le vacanze esotiche, era già nota quando ero bambino, a differenza di molte altre destinazioni tropicali venute alla ribalta nei successivi anni del bengodi. Le isole Seychelles sono ultranote e non ho bisogno di presentarle. Quando sarà pronta la mia pagina Web sul viaggio relativo ve lo farò sapere, ma non sarà molto presto, ci sono molti ricordi da sistemare. Ma non è del viaggio, che come detto racconterò a tempo debito, di cui voglio parlare.
Riscorrendo le foto fatte mi sono imbattuto in quello che forse è il simbolo, almeno dal punto di vista biologico/botanico, di quelle terre, il famoso cocco di mare (Lodoicea maldivica per i botanici, in francese, lingua di quelle terre dai francesi colonizzate, coco de mer o coco d'amour, e fra poco saprete perchè. Questa pianta, come molti ma non tutti sanno è molto particolare. Intanto è una pianta endemica di queste isole. Chi non sa cosa voglia dire "endemica" può chiedere al dizionario online, tenendo presente che di solito la definizione da applicare in questo caso è la N. 2. Infatti le definizione N.1 è sempre "di malattia avente carattere di endemia", che è una definizione tautologica poichè fa riferimento al termine che si vuole spiegare, in un cortocircuito verbale. Insomma, questa pianta nasce spontaneamente solo in questo piccolo arcipelago. Anzi, per essere più precisi nasce solo in una delle molte isole di questo piccolo arcipelago, l'isola di Praslin. Parlarne non è facile, perchè non so da dove cominciare.
Perchè è famosa? Forse il fatto più notevole, almeno dal punto di vista del libro del Guinnes dei primati, è che questa è la pianta terrestre che ha il seme più grande. La dimensione del seme di una pianta è molto variabile. Le orchidee (ad esempio) sono chiamate piante microsperme, perchè il loro seme è piccolissimo. Per dare un'idea, il seme di un'orchidea pesa due milionesimi di grammo. Il seme di un cocco di mare pesa intorno a 20 Kg, questo vuol dire che pesa un trilione (mille miliardi) di volte quello di un'orchidea. E già questo è un bel record. Ma questa pianta ha altre curiosità che val la pena raccontare.
I marinai findall'antichità collezionavano come oggetti rarissimi (e perciò preziosi, e perciò spesso impreziositi da pietre incastonate e da intagli artistici) delle grosse noci lignee, che trovavano galleggianti, alla mercè delle correnti oceaniche, ignorandone la provenienza. Le leggende narravano di un albero che cresceva negli abissi marini e dava origine a questi frutti particolari, che una volta maturi si staccavano dai rami dell'albero sottomarino e salivano a galla per la meraviglia e la fortuna di chi li rinveniva.
Nella seconda metà del 700, in piena epoca dei lumi, Philibert Commerçon, botanico, si imbarcò in uno di quei viaggi di circumnavigazione del mondo che venivano sponsorizzati dai regnanti europei per ampliare la conoscenza del pianeta e dei suoi abitanti. Sulla stessa barca (in senso proprio) si trovava anche Louis de Bougainville, che doveva avere miglior sorte nella memoria del mondo essendo noto per le piante ornamentali simbolo della "Côte d'Azur" e del paesaggio rivierasco mediterraneo in generale.
Commerçon, che aveva udito di queste strane noci di cocco di provenienza ignota, le trovò su una spiaggia nelle isole Maldive, e siccome nessuno le aveva mai battezzate dal punto di vista tassonomico, anche se non trovò la pianta madre, le chiamò "Lodoicea maldivica". Il cognome era un omaggio allo sponsor del suo viaggio, Re Luigi (Lodo(v)icus) XV di Francia detto il beneamato, e bisnipote del Re Sole. Il nome assegnato alla pianta naturalmente derivava dal luogo di ritrovamento del magico e raro reperto; questo dà conto del fatto che la pianta ancora oggi sia nota come "Lodoicea maldivica" e non "Lodoicea seychellica", come sarebbe più corretto, o "Lodoicea callypige", come Commerçon l'aveva in prigine maliziosamente battezzata (vedi più oltre). Fu solo un centinaio di anni più tardi che le palme che davano origine a questa enorme noce di cocco vennero scoperte, appunto nell'Isola di Praslin nell'arcipelago delle Seychelles.
Ma il cocco di mare ha voluto proprio esagerare: non gli bastava avere il seme più grosso e pesante del creato (per lo meno del creato che noi conosciamo, ed ammesso che sia stato creato). Voleva infatti anche stupire l'animale più scemo del creato, in particolare nella sua metà più scema (quella maschile) suscitandogli vergognose pruderie. Il cocco di mare infatti ricorda morfologicamente in maniera abbastanza esplicita la parte anatomica femminile dedicata alla riproduzione della specie più scema del creato (e d'altra parte un seme che cosa doveva riprodurre, un'orecchia? un ginocchio?). Insomma, sia che vogliamo vederla dal lato frontale (come spesso vien fatto) sia dal lato posteriore (come richiamato dal primo nome che Commerçon aveva dato alla pianta, Lodoicea callypige) la forma di questo seme ricorda l'inguine o le chiappe di una figura femminile. Callypige infatti deriva dalla crasi delle parole greche che significano "bello" e "chiappe" (glutei, natiche). In italiano dire "belle chiappe" non fa fine, ma dire "callipige" si può, come dimostrato dalla Venera detta "callipige" che fa mostra del suo magnifico lato B al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
E naturalmente, se non bastasse questo, il cocco di mare si è voluto togliere un'altro sfizio: per non far torto all'altra metà del cielo, ha pensato bene intanto di suddividere gli esemplari maschili da quelli femminili, e questo già nel mondo delle piante non è comune, come chi segue i miei pensierini botanici ben sa. Le piante femminili perciò producono fiori femminili che, fecondati, danno origine ai frutti (e quindi ai semi) del cocco di mare o cocco d'amore. Le piante maschio invece esibiscono una vistosa infiorescenza che, per non essere da meno, ha forma nettamente fallica, per non farsi mancare nulla.
Insomma, se non vi stupisce una pianta che nasce solamente in una isoletta sperduta nell'oceano, che produce i semi più grandi del mondo a forma di natiche/pube, i cui esemplari maschili hanno vistose infiorescenze falliche, nota fin dall'antichità per le rare reliquie che avaramente dispensava negli oceani, ma ignota in pratica fino a meno di duecento anni fa, vabbè allora non vi racconto più nulla...
FG